Cristian Casili (M5S): “Preservare gli habitat e le specie nelle aree oggetto dei lavori presso il Parco Regionale Litorale di Ugento”

"È importante assicurare che lavori di riqualificazione integrata dei paesaggi costieri e di tutela degli ambienti umidi e delle dune presso il Parco regionale Litorale di Ugento, siano condotti in modo da preservare gli aspetti vegetazionali e faunistici delle aree oggetto dei lavori".

 

BARI - “È importante assicurare che lavori di riqualificazione integrata dei paesaggi costieri e di tutela degli ambienti umidi e delle dune presso il Parco regionale Litorale di Ugento, siano condotti in modo da preservare gli aspetti vegetazionali e faunistici delle aree oggetto dei lavori”.

È quanto dichiara il consigliere del M5S e vicepresidente del Consiglio regionale Cristian Casili che ha presentato un’interrogazione indirizzata all’assessora all’Ambiente Anna Grazia Maraschio per avere chiarimenti sui lavori di valorizzazione e riqualificazione integrata dei paesaggi costieri del Comune di Ugento e sugli interventi di conservazione e tutela degli ambienti umidi e delle dune nel Parco Nazionale Regionale Litorale di Ugento e della Riserva Naturale Regionale Orientata Litoranea Tarantino Orientale di Manduria.

Per quanto riguarda il primo progetto, viste le criticità rilevate in passato nello svolgimento dei lavori, ho chiesto all’Assessorato di verificare l’ottemperanza alle prescrizioni del PAUR per tale intervento, con particolare riferimento alle prescrizioni relative alla realizzazione dei percorso ciclopedonale e alla tutela della vegetazione; e di conoscere se il Comune di Ugento, committente dei lavori, beneficiario del finanziamento regionale, nonché Ente di gestione in via provvisoria del Parco abbia condotto opportune verifiche sulla corretta esecuzione dei lavori”.

Gli interventi di conservazione e tutela degli ambienti umidi e delle dune nel P.N.R. Litorale di Ugento, con particolare riferimento ai lavori presso il Bacino Ulmo, prevedono la demolizione degli attuali argini in pietrame con coronamento in calcestruzzo; la realizzazione di una barriera spondale verticale in prossimità delle sponde dei due canali collegati con il bacino “Ulmo” e delle sponde del bacino “Ulmo”; la ricostituzione dell’habitat “Comunità riparia”, attraverso la messa a dimora di elementi erbacei perenni appartenenti alle specie degli habitat 1410 e 1420. 

I lavori a ridosso dei canali e del bacino Ulmo  - continua Casili - non sembrerebbero rispettare le misure di conservazione dei SIC previste dal regolamento regionale. Tali interventi, volti alla rinaturalizzazione del sito, andrebbero ad incidere su aree che già presentano una altissima naturalità, con il rischio di danneggiare la vegetazione che da tempo si presenta ormai in uno stadio di massima evoluzione, con presenza di specie rare e di habitat di interesse comunitario e prioritario, comportando tra l’altro, il possibile allontanamento dell’avifauna stanziale e migratoria dai dormitori e dai siti di nidificazione.

Inoltre, i lavori sembrerebbero non tener conto del movimento terra con la conseguente distruzione degli habitat ripari, andando ad insidiare la già ridotta popolazione di testuggine palustre. Visto l’alto valore naturalistico dei siti di intervento, ho chiesto di sapere se nell’ambito della procedura di screening di incidenza, sia stato valutato attentamente lo stato delle componenti ambientali presenti per definire lo scenario di riferimento in mancanza di attuazione dell’intervento progettato (opzione zero) e gli impatti effettivi su habitat e/o specie di interesse comunitario, in considerazione del fatto che la vegetazione e la fauna dell’area in esame è cresciuta e si è sviluppata nel tempo secondo i suoi ritmi raggiungendo uno stadio di alta naturalità.

Questi interventi ricadono in un’area caratterizzata da un elevato valore naturalistico, per questo, pur ritenendo importante la promozione di interventi di rinaturalizzazione come quelli in oggetto, è importante valutarne l’opportunità rispetto alle caratteristiche proprie di ogni sito e garantire che i lavori siano condotti in ottemperanza alle prescrizioni impartite negli atti autorizzativi, in modo aderente alle misure e agli obiettivi di conservazione del SIC per non pregiudicarne l’integrità.

Ho chiesto, quindi, di sapere se sia stata definita e garantita l’implementazione di un piano di monitoraggio che tenga conto dell’evoluzione degli habitat ricostituiti e delle comunità animali afferenti il SIC, come stabilito nelle prescrizioni, e quali ulteriori azioni la Regione intenda adottare per garantire la corretta esecuzione di lavori nel rispetto degli obiettivi di tutela e conservazione degli habitat presenti nell’area”.