EMERGENZA COVID19, IGNAZIO ZULLO: "Rafforzare la rete di assistenza territoriale, aumentare i tamponi sul territorio ed ampliare la rete degli ambulatori. Avremmo dovuto farlo prima ma non perdiamo altro tempo"

“Siamo ripetitivi e pedanti ma ci poniamo alcuni interrogativi come fonte di riflessione per noi stessi e per la Task Force. “Non è forse meglio arrivare alla positività molto prima che i soggetti arrivino in ospedale ...?"

 

BARI - Intervento del capogruppo regionale di Fratelli d’Italia, in qualità di medico, Ignazio Zullo, pone una serie di interrogativi alla Task force.

“Siamo ripetitivi e pedanti ma ci poniamo alcuni interrogativi come fonte di riflessione per noi stessi e per la Task Force.

“L' 8 marzo è arrivata dal Nord una marea di gente ai quali Michele Emiliano intimava di fermarsi e di non venire in Puglia a diffondere il virus. Si suppone che una parte di questi non si sia auto-dichiarato e non abbia osservato la quarantena mentre un gran numero di questi lo hanno fatto e si sono messi in quarantena. Sono passati i 14 giorni di incubazione e chissà cosa è successo in questi giorni e cosa succederà nei prossimi giorni di attesa del picco.

“Ora ci sono domande che richiedono una risposta:

Quanti casi positivi e in che percentuale sono stati riscontrati tra i venuti dal Nord auto-dichiaratisi? E' importante per capire quanto il contagio è importato e quanto invece la diffusione del virus era preesistente all'8 marzo.

“Per questi e per i loro contatti stretti è previsto un tampone a domicilio alla comparsa dei primi sintomi o dobbiamo aspettare che arrivino in ospedale per il tampone?

“Data la diffusione del virus tra gli operatori sanitari perché ostinarsi a non sottoporre a tamponi gli operatori sanitari?

 “E qui non possiamo non ritornare sul caso del vice-direttore di Castellaneta: la moglie asserisce che avvertiti i sintomi inziali è rimasto a casa chiedendo inutilmente un tampone negato anche quando, dopo il triage, ha eseguito gli accertamenti radiologici e di laboratorio risultati negativi ed è stato mandato a casa. Il tampone è stato fatto quando aggravatosi, è stato ricoverato al Moscati dopo due giorni dalla dimissione da Castellaneta.

“Perché negare un tampone in un soggetto con sintomi inziali per poi farne centinaia dopo la positività accertata?

“Il prof. Pierluigi Lopalco, capo della Task force regionale, in un'intervista ritiene sufficiente il numero di tamponi che si effettua e quantifica nel 13% la percentuale dei campioni positivi lasciando intendere che si è largheggiato il giusto. Secondo noi i campioni possono essere più mirati! Diciamo il perché: a seguito di una positività in un ospedale se ne fanno centinaia a posteriori sugli operatori perché hai bisogno di valutare una comunità ospedaliera mentre se lo fai al domicilio a sintomi iniziali hai bisogno di valutare contatti stretti molto limitati.

“Non è forse meglio arrivare alla positività molto prima che i soggetti arrivino in ospedale attraverso tamponi da farsi sul territorio in soggetti che denunciano al proprio medico di famiglia i primi sintomi scambiati per semplici raffreddori o influenza anziché aspettare l'aggravamento e il ricorso all'ospedale?

“Queste considerazioni poniamo alla riflessione della Task Force perché siamo convinti che vada rafforzata la rete della medicina territoriale: Dipartimenti di Prevenzione, Distretti e Medici di Base e vanno effettuati i tamponi sul territorio prim'ancora che negli ospedali e, di pari passo, va ampliata la rete dei laboratori per avere risposte celeri.

“L'abbiamo detto ieri, lo diciamo oggi ma poi se non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire ne prenderemo atto nostro malgrado e con sommo dispiacere”.