NARDO', Lucio Tarricone: "La sinistra, oggi, stenta a ritrovare la sua identità culturale e politica"

"Ritengo che la sinistra neretina, non solo il PD, stia attraversando un periodo difficile e confuso. Dovrebbe avere più coraggio. Si esca dall'ambiguità. Si cominci a fare proposte serie sui problemi che attanagliano la Città. Si dica chiaramente con chi si vuole costruire una alleanza per cercare di vincere le prossime elezioni e governare la Città."

 

NARDO' (Lecce) – Intervista a Lucio Tarricone, Psichiatra, Direttore medico SPDC, Presidente dell'Associazione politico-culturale “Centro Studi Salento Nuovo”.

D - Il suo cognome è quello di una famiglia che ha segnato la storia di Nardò. Per le nuove generazioni il cognome Tarricone, assieme a quello di Leuzzi, rappresenta un passato da non riproporre.

R - «Necessaria una premessa: per mia cultura non mi sottraggo al confronto e mi sforzo sempre di dare una risposta alle domande, anche quando, come in questo caso, sono formulate in modo chiaramente provocatorio. Mi chiedo quali siano le “nuove generazioni” di cui parlate. Forse sono la codarda maschera dietro la quale si cela l’ignoranza e la malafede di chi afferma che i mali del presente sono determinati dal passato, nel maldestro tentativo di creare un alibi per le proprie incapacità? Forse chi artatamente e un po’ vigliaccamente utilizza polemiche sui “figli di papà” per coprire il vuoto che avvolge la sua misera esistenza?

Qui non ci sono “famiglie” che rappresentano clan o poteri forti, né patrimoni ereditati da nobili casati o dubbie origini. Luigi Tarricone e Benedetto Leuzzi, ai quali si fa riferimento, sono stati due protagonisti di una stagione politica e amministrativa molto importante per la storia del nostro paese.

È banale e fuorviante il tentativo di omologazione, che non appartiene al passato ma al presente. Non si può e non si deve dimenticare che Luigi Tarricone e Benedetto Leuzzi sono stati avversari politici, portatori di culture, istanze politiche e sociali differenti. Il loro è stato un confronto a volte aspro ma nel rispetto della persona e ognuno è stato coerente e si è speso per la sua affermazione, certo, e per la parte politica che rappresentava.

Per quanto riguarda la mia famiglia conserviamo e coltiviamo l’orgoglio di un’appartenenza chiara, senza opacità. Un onore che condividiamo con la città in cui nostro padre ha scelto di vivere, mettendo al servizio della collettività la sua intelligenza e il suo impegno, dopo aver vissuto i sacrifici imposti dalle sue origini modeste. La nonna Anna era casalinga, nonno Luciano era contadino, poi è stato militare, agente di custodia, orologiaio e ha fatto anche altri mestieri. Una famiglia come tante, che ha fatto grandi sacrifici, tipici di una generazione che ha faticato per consentire ai figli di studiare e migliorare la propria condizione sociale.

Luigi Tarricone si è impegnato negli studi, giovanissimo ha fatto la guerra in Grecia, caratterizzando il suo comando con disciplina ma soprattutto umanità e buon senso, è stato processato per le lotte delle tabacchine, perseguitato in anni in cui essere Socialisti voleva dire avere una libertà limitata e doversi difendere dai colpi bassi dei tentacoli di un governo conservatore e spesso repressivo. Da professore di Lettere e poi da Preside ha educato generazioni di studenti. Ha fatto poi politica tra la gente, in Consiglio comunale, alla Provincia ed è stato tra i costituenti delle Regioni in una visione fortemente europeista. Insomma è stato un Uomo che ha dato lustro alla Città, ricoprendo ruoli di primo piano nella politica nazionale e alla presidenza della Regione Puglia. Oltre a essere un intellettuale militante, un “visionario”, che ha dato un contributo di spessore allo sviluppo di Nardò e del Salento, senza dimenticare che senza di lui Portoselvaggio sarebbe stato devastato da una colata di cemento, così come l’oasi di Torre Guaceto. Altro che illazioni di bassa lega.

C’è poi la sfera privata, ma questa è un’altra storia, anche se - è evidente - si intreccia con le vicende mie e dei miei fratelli, tutti apprezzati professionisti che non si sono sottratti a dare il loro piccolo o grande contributo alla nostra comunità. Dall’associazionismo alla politica, l’azione di ciascuno di noi è stata animata da spirito di servizio e passione. E questo non è concesso ad alcuno di metterlo in dubbio. Una persona la si valuta dal suo spessore morale e professionale, non certo dal cognome. E sia chiaro io sono orgoglioso del mio cognome e della mia famiglia!»

D- Lei è certamente un uomo di sinistra cresciuto politicamente nel PSI. Per quali ragioni, spesso, è critico nei confronti dell'attuale sinistra e del PD locale?

R - «Essere di sinistra può significare molte cose. Certamente significa credere nella democrazia che è confronto libero e aperto, rispettoso degli orientamenti e degli equilibri che si determinano all'interno dell'organizzazione partitica e che comunque non possono, mai, coartare la libertà di pensiero. La sinistra, oggi, stenta a ritrovare la sua identità culturale e politica e ancor più una strategia progettuale di lungo periodo basata sulla difesa dei valori fondamentali della carta costituzionale. La sinistra dovrebbe tornare a camminare “strada per strada, casa per casa... per conquistare nuovi consensi alla nostra causa, che è la causa della pace, della libertà, del lavoro e del progresso della nostra società” (E. Berlinguer 1984). Avrà la forza e il coraggio di farlo?

Essere critici, a volte, è positivo. Non ci si deve e non ci si può appiattire su posizioni che non si condividono. Il dibattito serio, civile, onesto è l’anima della democrazia. Ritengo che la sinistra neretina, non solo il PD, stia attraversando un periodo difficile e confuso, che riflette la situazione nazionale, regionale e provinciale. Dovrebbe avere più coraggio. Ad esempio, sarebbe il caso che i partiti e movimenti di opposizione, tutti i consiglieri di opposizione dicessero chiaramente, sin da oggi, se il loro candidato alle prossime Regionali è Emiliano. Si esca dall'ambiguità. Si cominci a fare proposte serie sui problemi che attanagliano la Città. Si dica chiaramente con chi si vuole costruire una alleanza per cercare di vincere le prossime elezioni e governare la Città. Oggi mi sembra che molti a sinistra si “vogliano contaminare con tutti” pur di vincere. Facciano pure…».

D - Cosa pensa del governatore Emiliano e del suo famoso detto “ mi contamino con tutti”?

R - «Ho votato Emiliano, pur turandomi il naso, alle scorse Regionali. Non lo voterò se dovesse essere il candidato del centrosinistra. È stato una grande delusione. Pensavo che quel “mi contamino con tutti” fosse un modo di dire. Invece no. Si è contaminato con tutti, veramente. Perfino con CasaPound. Inaccettabile e vergognoso. Vorrei, però, far presente che se Emiliano ha governato e continua a governare “contaminandosi con tutti” è perché gliel'hanno permesso e glielo permettono. E a permetterglielo sono il PD, LEU ovvero le forze di sinistra. Non dimentico e non dimenticherò che Borraccino (Sinistra Italiana) e Abaterusso (LEU ), che fino a pochi mesi fa erano tra gli avversari di Emiliano, oggi sono al suo fianco. Ritornando alla domanda precedente, mi chiedo perché gli iscritti neretini di LEU e tutto il PD neretino non comunichino pubblicamente che non voteranno questi personaggi. Le responsabilità sono anche di chi permette che le cose avvengano».

D - L’ospedale di Nardò è stato declassato a presidio territoriale di assistenza (PTA). Da primario ospedaliero che pensa delle politiche sanitarie della Regione Puglia?

R - «Credo sia doveroso ricordare che l'Ospedale di Nardò non esiste da anni. Quindi parlare di declassamento dell'ospedale non è esatto. È un argomento, anche questo, che richiederebbe spazi e tempi diversi per dibattere esaustivamente della questione. Ritengo che la Sanità non debba essere ospedalocentrica, ma debba avere nei servizi territoriali i suoi punti di forza. Purtroppo, questo nella nostra regione e nella nostra Città non avviene. Le responsabilità sono di tutti. Emiliano in primis. La sanità pugliese, pur avendo punti di eccellenza, non gode di “buona salute”. Sono i dati a dirlo. È mancata e continua a mancare una seria programmazione. Non ci sono controlli. La situazione con i pensionamenti che avverranno nei prossimi mesi con “quota 100” peggiorerà e nessuno si sta ponendo il problema. Mi auguro che la soluzione non sia la chiusura di altri ospedali e servizi. Ho timore che fino alle Regionali del prossimo anno si tirerà a campare. Penso che Emiliano abbia commesso un grave errore ad avocare a sé la delega alle Politiche sanitarie. I risultati non sono affatto positivi».

D - Agricoltura e turismo in Puglia languono, così come rimangono irrisolti, ad esempio, i problemi relativi alla xylella ed allo smaltimento dei rifiuti. Dove si annidano le eventuali responsabilità?

R - «Affermare che si tratta di problemi, tutti, di estrema importanza e complessità è dire poco. Sono problemi la cui risoluzione investe anche il governo centrale e la comunità europea. Mi sembra che la Puglia abbia pensato più a litigare con gli altri interlocutori istituzionali piuttosto che cercare di trovare soluzioni condivise. Il problema della Xylella o dello smaltimento dei rifiuti è estremamente complesso e sarebbe non corretto affrontarlo in poche righe. Anche in questo caso, come per la sanità, Emiliano sta commettendo un gravissimo errore a svolgere anche il ruolo di assessore alle politiche agricole dopo le dimissioni del “destrorso leghista” Di Gioia, arruolato non per meriti ma per bieca convenienza. Settori come la sanità e l’agricoltura richiedono massima attenzione. Per quel che riguarda il turismo, mi sembra che rispetto all’esperienza della giunta Vendola vi sia stato un calo di interesse e di programmazione regionale, complice una gestione più politica che manageriale, come avvenuto nei primi anni di attività dell’Agenzia PugliaPromozione, su quello che è uno dei settori trainanti l'economia pugliese. Non siamo più competitivi e attrattivi rispetto ad altre mete, ultima in ordine di tempo l'Albania, che si aprono ai flussi internazionali”.

D - Cosa pensa della ipotetica vendita del gerontocomio, della demolizione dell'ex palazzo di Città in contrada Incoronata, della cementificazione della Sarparea e dei reflui di Porto Cesareo?

R - «Prima si faceva riferimento a Leuzzi e Tarricone. Se si dovesse rileggere la storia amministrativa di Nardò alla luce delle vicende del gerontocomio e dell'ex palazzo di città si evidenzierebbero molti elementi di comprensione della nostra storia recente. Del perché un ambizioso progetto di sviluppo urbano sia stato reso impossibile da una cattiva amministrazione che, certamente, ha responsabilità ben precise politiche e anche personali. Venendo all’oggi la demolizione dell'ex palazzo di Città potrebbe essere considerata una decisione opportuna, quello che si constata è che il tanto pubblicizzato “urban park”, che dovrebbe sorgere (si dice che l'inaugurazione è prevista il prossimo anno a ridosso delle Regionali) nel luogo dove insisteva l'ex palazzo di città, sembra veramente poca cosa.

Sulla vendita del gerontocomio aleggiano forti dubbi e ombre. Il sindaco Mellone, ad esempio, non ha smentito le dichiarazioni pubbliche del suo predecessore Risi, il quale ha parlato addirittura di “ vendita drogata”. Questo è un fatto gravissimo. Sarebbe opportuno che l'amministrazione Mellone producesse pubblicamente gli atti della vendita. Di certo nell'ex gerontocomio non vi potrà essere alcun “punto nascita”, una delle promesse fatte pubblicamente da Mellone.

L’affaire Sarparea rappresenta un momento di grave arretramento nelle politiche urbanistiche e ambientali di Nardò e rivela la mancanza di coerenza e di un progetto di lungo respiro, l’assenza di una “visione”. Non solo perché Mellone quando era all'opposizione avversava fortemente il progetto di lady Deighton, ma perché viene cancellata l’identità di un territorio, recise le nostre radici. Come avrebbe detto lo storico Pantaleo Ingusci: sono i nuovi barbari!

Stesso discorso per i reflui di Porto Cesareo. Ovvero lo smaltimento dei liquami fognari nel mare di Torre Inserraglio. È arcinoto che l’attuale maggioranza ha affermato che avrebbe risolto il problema dello sversamento dei reflui in mare. Ad oggi la “merda” di Nardò, alla quale si è unita quella di Porto Cesareo, continua ad essere smaltita nel mare di Torre Inserraglio. Valutino i neretini. Tra qualche anno credo che sarà difficile negare che la cementificazione della Sarparea e la canalizzazione degli scarichi di Porto Cesareo in un unico sistema di smaltimento portino la firma di Mellone e della sua Giunta. Ognuno si assume le sue responsabilità...».

D - La proliferazione dei movimenti civici, spesso, ha mortificato idee, principi, valori ed ha incentivato l'autoreferenzialità, l'incompetenza ed il pressappochismo. Cosa si può fare per ripristinare il primato della politica?

R - «La politica è partecipazione, onestà, disinteresse, lungimiranza. Capacità di essere laboratorio di programmi e progetti che siano volano di sviluppo per la città. Ritengo che non sia corretto demonizzare il “civismo” e ritenere i movimenti civici responsabili del degrado della politica. Molti sono espressione di un momento storico e portatori di istanze che i partiti non hanno saputo o voluto intercettare e accogliere. Bisognerebbe riflettere sul perché oggi proliferino i movimenti civici. Discorso a parte meritano i protagonismi e gli individualismi deleteri non meno dei trasformismi e dei salti della quaglia come quelli a cui assistiamo periodicamente nel nostro paese e non solo».

D - Quali sono, a suo avviso, le cose buone poste in essere dal governo Mellone.

R - «Io, credo, che sia presto per fare un bilancio serio dell'attività di questa Giunta. Amministrare ha bisogno di tempo. Nessuno può fare miracoli, ma fare del suo meglio, questo sì. I primi tre anni della amministrazione Mellone sono stati all'insegna del pressappochismo confuso e demagogico. Sono stato sorpreso negativamente dalla totale assenza di una visione strategica della Città, dalle continue bugie, dal dileggio e dall'offesa dell'avversario politico, dai beceri attacchi alla stampa, dalla mancanza di un dibattito interno alla maggioranza, dal rifiuto di un confronto democratico con l'opposizione, non solo consiliare, dal trasformismo continuo, dalla mancanza di trasparenza in alcuni atti amministrativi. (Vedasi delibera di affido a privati dell’impianto di via Kennedy. Semplicemente scandalosa). Vergognoso il comportamento sulla discarica di Castellino e sull' impianto di compostaggio. Giocano con la salute dei neretini. Per dirla tutta, dall'imbarbarimento della vita politica della nostra Città. Eppure la presenza di alcuni “giovani” in questa maggioranza mi aveva fatto pensare che qualcosa di buono per Nardò poteva venire fuori. Mi sbagliavo. Prendiamo atto che sono semplici personaggi in cerca d'autore. Che non troveranno mai».

D - L’ordinanza anticaldo del Sindaco di Nardò può legittimamente essere applicata anche a tutti i lavoratori non immigrati?

R - «Ritengo sbagliato il tentativo di contrapporre, ancora una volta, gli immigrati ai non immigrati. Della serie “prima gli italiani” di scuola salviniana. Mi rifiuto di seguire una deriva che ritengo pericolosa. L'economia agricola in cui sono impiegati i lavoratori stagionali, molti dei quali sono ignobilmente e vergognosamente sfruttati anche nelle nostre campagne, è quella della fatica pura. Che si attribuisca loro una protezione particolare, a tutela anche della dignità umana del lavoratore, è cosa giusta e discuterne attorno poco commendevole. Ho personalmente visto i segni delle torture inflitte a molti degli immigrati e ascoltato i racconti di donne vendute e stuprate nel tentativo di avere una vita più “umana”. Non si dimenticano facilmente questi orrori. Se a Nardò non esiste lo “schiavismo” non si può negare che esista lo sfruttamento, infame e abbietto, di persone bisognose. Il fenomeno del “caporalato” non è di certo una invenzione».

D - Secondo Lei, con quale forze politiche si potrebbe elaborare un progetto effettivo e reale di cambiamento della Città e con quali modalità e tempi individuare il candidato Sindaco?

R - «Con tutte quelle forze e quelle persone che credono nella democrazia, nei valori dell’antifascismo, nella solidarietà, nella giustizia, nell’onestà. Nessuna contaminazione con chi in questi anni ha appoggiato e favorito scelte scellerate. Nessun accordo con chi agisce nell’ambiguità e gioca su più tavoli in attesa di vedere chi vince o può primeggiare. Nessun dialogo con chi è “ amico” dei fascisti. Difficile, molto difficile. Mi sembra che, al momento, stiano prevalendo gli egoismi e gli interessi personali. Sono in molti a “studiare” da candidato sindaco. Sono in tanti ad agitarsi nella ricerca di un candidato “vincente”. Questo la dice lunga sui reali interessi di questi personaggi senza una visione della Nardò che si vorrebbe. Penso che dovranno svolgersi le elezioni regionali per poter capire chi ha a cuore l'interesse della Città e chi il proprio tornaconto personale. Nel frattempo saranno in tanti a giocare...».

D - Lei sarebbe disponibile ad affrontare tale sfida da candidato sindaco?

R - «Se dovessi stare ad alcune considerazioni espresse dovrei dire: no. Il che spiega anche perché tanti neretini, che avrebbero competenze e qualità per amministrare, oggi sono lontani dalla politica. Tuttavia, sono per mia natura realisticamente ottimista e quindi scelgo di rispondere: mai dire mai. Pensando a un paese nel quale abbiamo vissuto, viviamo e amiamo, ho sempre interpretato l’impegno politico come passione e servizio verso il prossimo e non quale mezzo per soddisfare ambizioni personali. Si può fare politica anche senza avere cariche elettive. Credo di averlo ampiamente dimostrato dal 2004 ad oggi, quando mi dimisi da assessore della Giunta Vaglio e abbandonai il partito nel quale militavo (SDI), non condividendone le politiche. Caso forse unico nella storia della nostra città, non accettando candidature che in questi anni mi sono state proposte da più forze politiche nelle varie competizione elettorali. Mi gratifica che in molti mi chiedano un impegno diretto in tal senso. Certo, ho un caratteraccio. Alcuni mi dicono che dovrei essere meno “rigido”. Tradotto dal politichese - chiedo scusa a voi e a chi avrà la bontà e la pazienza di leggere queste righe - di essere “paraculo”. Non lo sarò mai. Così come mai mi “contaminerei con tutti”, tradendo le mie convinzioni, i miei ideali, i miei maestri. C’è tempo per pensarci e per cercare di costruire un'alternativa vincente».  

Angelo Losavio

Marco Marinaci