"Io conosco alcune realtà pugliesi che nel loro settore sono eccellenze mondiali. Perché non restino casi isolati occorre creare un tessuto imprenditoriale che diventi patrimonio comune."
BARI - Maurizio Lupi, già Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti ed, attualmente, coordinatore nazionale di Alternativa popolare, è oggi in Puglia per una serie di incontri con dirigenti, amministratori locali, simpatizzanti e giornalisti.
Ho avuto modo di intervistarlo su alcune questioni di estrema attualità quali lo Ius soli, il lavoro, l'occupazione e le infrastrutture.
Ecco le sue risposte.
D. - Onorevole Lupi, la legge elettorale è stata approvata e le elezioni si avvicinano, detto senza girarci tanto intorno: perché un cittadino italiano dovrebbe dare il suo voto ad Alternativa popolare?
R. - E che cosa dovrebbe votare un moderato, un italiano che si riconosce nella tradizione dei partiti popolari, che non è di sinistra e nello stesso tempo non si sente rappresentato dagli estremismi di Salvini e della Meloni? Il problema vero è che questo tipo di elettore oggi non ha chi veramente lo rappresenti e si rifugia spesso nel non voto? Il Pd, che pure è molto cambiato, conserva, soprattutto sulle tematiche eticamente sensibili toni e posizioni massimaliste, il centrodestra non è più a trazione moderata, come era nel Pdl, ma in esso prevalgono ormai da tempo parole d’ordine estremiste e sovraniste inaccettabili ad esempio per un cattolico che ha ben altra idea e pratica della sussidiarietà e della solidarietà. Ecco, Alternativa popolare lavora con le sue idee, le sue proposte e le persone presenti nelle istituzioni e nel territorio a dare rappresentanza ai moderati e ai popolari italiani.
D. - Idee e proposte, può fare qualche esempio? Sullo Ius soli con chi state?
R. - Sullo Ius soli ho detto e ripeto che non è una legge che possa passare con il voto di fiducia. Il Pd se lo scordi. Non era nel programma del governo e non cade il mondo se su un tema così delicato, per tutti i risvolti sociali che ha, riprendiamo la discussione nella prossima legislatura.
D. - Ma nel merito lei è d’accordo?
R. - Nel merito sono totalmente d’accordo con il presidente dei vescovi italiani cardinale Bassetti e con il Segretario di Stato vaticano cardinale Parolin. Il secondo ha detto che si deve accogliere ma che si può farlo con prudenza. Il primo ha detto che la cittadinanza non è un punto di partenza ma l’arrivo di un percorso, che oltre alla nascita include la lingua, la cultura e i valori della nostra civiltà sanciti dalla Costituzione. Io sullo Ius culturae non ho nessun problema, chi nasce qui, va a scuola qui, parla la mia lingua e condivide i nostri valori di fondo è italiano. Per chi nasce da genitori stranieri, che risiedono e lavorano qui chiedo che nella decisione venga coinvolta la famiglia: se vogliono che il figlio abbia la cittadinanza italiana i genitori devono innanzitutto chiederlo e devono sottoscrivere un attestato di adesione ai valori della Cosituzione, ai quali si impegnano ad educare i loro figli.
D. - Lei sa qual è la preoccupazione diffusa: vengono qui e ci tolgono il lavoro…
R. - Il lavoro non nasce sotto gli alberi come i funghi, il lavoro bisogna crearlo. Altrimenti non c’è per nessuno, né italiani né immigrati. E non lo si crea per legge. Il lavoro creato per legge si chiama assistenzialismo, che oltre a sprecare risorse fa danni culturali gravissimi. Ora, il lavoro lo creano le imprese, pubbliche o private che siano. La politica ha la responsabilità di rendere attuali le condizioni perché chi ha idee, progetti e capacità di creare lavoro abbia anche le risorse e gli strumenti per farlo.
D. - Concretamente che cosa vuol dire?
R. - Vuol dire che io sono contrario a proposte come quella dei 5 stelle sul reddito di cittadinanza. Se mi danno 800 euro al mese per stare a casa perché devo lavorare per guadagnarne magari 1.000? Il reddito deve essere reddito da lavoro. Se abbiamo un euro da investire lo dobbiamo investire nella creazione di posti di lavoro.
D. - Cioè?
R. - Lo dobbiamo cioè dare alle aziende. Nella legge di bilancio che dovremo discutere entro la fine dell’anno c’è ad esempio la proposta della decontribuzione al 50% per tre anni per le imprese che assumono giovani. Per le regioni del Sud questa decontribuzione è del 100%. Ma io aggiungo un’altra proposta. Ci sono i giovani che il lavoro non lo trovano e ci sono anche i cinquantenni che lo perdono, e restare senza lavoro a quell’età è forse pure più drammatico. Estendiamo l’agevolazione della decontribuzione anche alle aziende che assumono lavoratori over 50 che sono rimasti disoccupati.
D. - Come lei saprà nella nostra regione c’è un fermento di nuove iniziative imprenditoriali, molte intraprese da giovani, soprattutto nel settore della trasformazione dei prodotti agricoli e del turismo. Come favorirne la crescita oltre agli incentivi cha ha già descritto?
R. - Io conosco alcune realtà pugliesi che nel loro settore sono eccellenze mondiali. Perché non restino casi isolati occorre creare un tessuto imprenditoriale che diventi patrimonio comune. Il contributo più importante che lo Stato e un governo possono dare in questo senso è quello delle infrastrutture. Lo dico per esperienza diretta, negli anni in cui sono stato al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti mi sono impegnato, tra le altre cose, per togliere la Puglia dall’isolamento infrastrutturale che la penalizza. Per questo ho voluto che partissero finalmente i lavori dell’alta velocità Bari-Napoli e per questo ritengo che anche la dorsale adriatica debba avere l’alta velocità come ce l’ha la dorsale tirrenica. Non sono più ministro ma l’impegno mio e di Alternativa popolare per queste due realizzazioni non viene meno. A chi mi dice che non c’è il mercato ribatto che il mercato si crea anche con queste grandi opere.
Angelo Losavio