Il ricordo costituisce il mezzo più efficace per contrastare la tendenza a banalizzare e a rimuovere dalla coscienza alcuni nodi cruciali del secolo appena trascorso. E la memoria di questo passato serve ad aiutarci a costruire il futuro.
Il Giorno della Memoria, celebrato il 27 gennaio e istituito in Italia con legge n. 211 del 2000, rappresenta un atto di responsabilità collettiva che va oltre la commemorazione delle vittime dell'Olocausto e la liberazione, avvenuta il 27 gennaio 1945, da parte dell'Armata Rossa, del campo di concentramento nazista di Auschwitz-Birkenau.
È un'occasione per riflettere sul passato, riconoscere le atrocità perpetrate e assumersi l'impegno di vigilare affinché tragedie simili non si ripetano mai più.
Ricordare, pertanto, non è solo una ricorrenza storica, un dovere morale verso le milioni di vite spezzate – ebrei, rom, omosessuali, persone con disabilità e oppositori politici – ma è anche uno strumento di educazione per le nuove generazioni, un'occasione che, di anno in anno, ci sfida a non dimenticare, a non accettare, mai più, che l'indifferenza, l'odio e la discriminazione possano fare breccia nei nostri valori più profondi.
La storia dell'Olocausto è una ferita aperta, un racconto che ci costringe ad affrontare la brutalità della natura umana. Milioni di uomini, donne e bambini furono sistematicamente annientati nei campi di concentramento, vittime di un regime che, con una violenza disumana, cancellò il concetto stesso di dignità.
Oggi, più che mai, il Giorno della Memoria non può limitarsi a un momento simbolico di riflessione, né tantomeno essere celebrato come una mera formalità. La realtà dei nostri giorni ci mette di fronte a nuovi pericoli: l'antisemitismo cresce, i discorsi di odio si moltiplicano, e le voci che negano la Shoah trovano terreno fertile in alcune frange della società. Eppure, anziché scoraggiarci, queste ombre dovrebbero spronarci a fare di più. A insegnare, a raccontare, a garantire che la memoria non resti un episodio isolato, ma diventi parte di un impegno quotidiano.
Le nuove generazioni, che non hanno conosciuto l'orrore dei campi di sterminio e non possono sentire le testimonianze dirette dei sopravvissuti, rischiano di crescere in un vuoto di conoscenza. È fondamentale, pertanto, che scuole, istituzioni e media facciano la loro parte utilizzando tutti gli strumenti a disposizione per mantenere vivo il racconto della Shoah. E non basta. La memoria dev’essere intrecciata alla riflessione sui diritti umani, sul rispetto per l’altro, sulla lotta contro ogni forma di discriminazione. Perché non si può parlare di memoria senza parlare di presente e di futuro.
Guardando al nostro tempo, ci accorgiamo che la Shoah non è solo una tragedia del passato, ma una lezione da applicare costantemente. Ogni forma di razzismo, ogni discriminazione, ogni violenza ingiustificata è un passo verso il baratro della disumanizzazione. Il Giorno della Memoria ci obbliga a interrogarci su quanto siamo disposti a lottare per un mondo più giusto, più umano. E non si tratta solo di ricordare un capitolo storico, ma di fare in modo che la storia non si ripeta, che l’indifferenza non prenda il sopravvento.
Il 27 gennaio, quindi, non è solo un momento per piangere le vittime, ma per impegnarsi concretamente a costruire una società in cui l’intolleranza non abbia spazio. La memoria è un atto di speranza: non quella che illude, ma quella che ci sfida a fare meglio, a scegliere il rispetto anziché l'odio, la solidarietà anziché l'indifferenza. Perché ricordare, alla fine, non è solo un dovere, ma una risorsa fondamentale per non perdere mai di vista la nostra umanità.
Il Giorno della Memoria, in buona sostanza, implica consapevolezza e impegno verso una società più giusta e solidale e la memoria rappresenta un ponte tra passato e futuro, un monito a non voltare mai lo sguardo davanti all'ingiustizia, un invito, infine, a difendere la dignità umana in ogni contesto, rifiutando ogni forma di discriminazione.
Il ricordo costituisce il mezzo più efficace per contrastare la tendenza a banalizzare e a rimuovere dalla coscienza alcuni nodi cruciali del secolo appena trascorso. E la memoria di questo passato serve ad aiutarci a costruire il futuro.
Angelo Losavio