Il ricordo costituisce il mezzo più efficace per contrastare la tendenza a banalizzare e a rimuovere dalla coscienza alcuni nodi cruciali del secolo appena trascorso. E la memoria di questo passato serve ad aiutarci a costruire il futuro.
NARDO' (Lecce) - La storia del genere umano ha conosciuto innumerevoli eccidi e stermini. Quello attuato in Europa nel Novecento contro gli Ebrei differisce dagli altri soprattutto per le sue caratteristiche di radicalità e scientificità.
Mai era accaduto che persone venissero arrestate per essere deportate in un luogo appositamente destinato al loro brutale assassinio, praticato, perdipiù, con modalità tecnologicamente evolute.
Ricordarsi di quelle vittime serve a mantenere memoria delle loro esistenze e dei perché esse vennero troncate.
E la memoria di questo passato serve ad aiutarci a costruire il futuro.
Ricordare è un diritto e un dovere, perché la memoria della tragica esperienza del totalitarismo nazista e della successiva Dichiarazione Universale dei diritti dell'Uomo sono il più importante patrimonio di esperienza che abbiamo contro il rischio di viverla di nuovo.
Oggi, come ieri, si vuole riaffermare la volontà di non dimenticare, di non rinunciare al bene comune della memoria. Il ricordo costituisce il mezzo più efficace per contrastare la tendenza a banalizzare e a rimuovere dalla coscienza alcuni nodi cruciali del secolo appena trascorso.
E tra le questioni più emblematiche va segnalata, nonostante da allora sia passato quasi un ottantennio, la Shoah.
Molti Stati Europei hanno istituito un "giorno della memoria". L'Italia lo ha fissato al 27 gennaio: la data in cui nel 1945 fu liberato il campo di sterminio di Auschwitz.
In effetti altri Ebrei, d'Italia e d'Europa, vennero uccisi nelle settimane seguenti. Ma la data della Liberazione di quel campo è stata giudicata più adatta di altre a simboleggiare la Shoah e la sua fine.
Il Parlamento Italiano, infatti, con la legge n. 211 del 20 luglio 2000 ha istituito il "Giorno della Memoria" in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti.
L'articolo 2 della citata legge prescrive che in occasione del Giorno della Memoria siano organizzati "cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti, in modo da conservare nel futuro dell'Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia del nostro Paese e in Europa, e affinchè simili eventi non possano mai più accadere".
«Nel cuore dell’Europa - scriveva un anno fa il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel messaggio per la Giornata della Memoria - si era aperta una voragine che aveva inghiottito secoli di civiltà, di diritti, di conquiste, di cultura. Una delirante ideologia basata su grottesche teorie di superiorità razziale aveva cancellato, in poco tempo, i valori antichi di solidarietà, convivenza, tolleranza e perfino i più basilari sentimenti umani: quelli della pietà e della compassione.
La giornata della Memoria ... ci invita a prevenire e combattere, oggi e nel futuro, ogni germe di razzismo, antisemitismo, discriminazione e intolleranza. A partire dai banchi di scuola. Perché la conoscenza, l’informazione e l’educazione rivestono un ruolo fondamentale nel promuovere una società giusta e solidale. E, come recenti episodi di cronaca attestano, mai deve essere abbassata la guardia.
Auschwitz, con i suoi lugubri reticolati, le ciminiere e le camere a gas - concludeva il Capo dello Stato nel messaggio del 2022 - è diventato il simbolo dell'orrore nazista, del male assoluto. Ma è, e deve essere, la testimonianza costante di quali misfatti sia capace l'uomo quando si abbandona, tradendo la sua stessa umanità, a sentimenti, parole e ideologie di odio e di morte».
«Mai più a un mondo dominato dalla violenza, dalla sopraffazione, dal razzismo, dal culto della personalità, dalle aggressioni, dalla guerra - ha sottolineato, nella mattinata odierna, il Presidente Mattarella, col suo discorso al Quirinale, in occasione del Giorno della Memoria -. Mai più a uno Stato che calpesta libertà e diritti. Mai più a una società che discrimina, divide, isola e perseguita. Mai più a una cultura o a una ideologia che inneggia alla superiorità razziale, all'intolleranza, al fanatismo».