Esce il terzo rapporto di Iris Network sulle Imprese Sociali, un settore che impiega oltre mezzo milione di persone

LECCE – In una nota il CSV Salento informa che oltre 540 mila addetti, più di 45 mila volontari, 5 milioni di beneficiari e un valore della produzione che supera i 10 miliardi di euro. È il quadro dell’impresa sociale in Italia che emerge dal Rapporto realizzato da Iris Network, giunto alla sua terza edizione e pubblicato in questi giorni. 

Il rapporto curato da Paolo Venturi e Flaviano Zandonai, analizza questa tipologia di impresa che è a tutti gli effetti un fenomeno imprenditoriale dinamico in grado di produrre innovazione, competenze e sviluppo.

Il rapporto, si legge nell'introduzione curata da Carlo Braga presidente di Iris Network "offre alcune risposte da cui possono derivare utili suggerimenti sia per chi è chiamato a emanare norme e sviluppare politiche che per coloro che vogliono meglio comprendere come sono strutturate e cosa stanno facendo le imprese sociali nel nostro Paese". Dall'analisi emerge che "se si assume a riferimento la definizione di impresa sociale ormai largamente condivisa in Europa, il fenomeno ha raggiunto in Italia dimensioni rilevanti".

Paricolarmente interessate è verificare che le imprese sociali sono in ottima salute nonostante le crisi, una analisi dei bilianci di oltre 7.100 dimostra infatti che le imprese hanno reagito alla crisi,  "cercando non solo di mantenere ma addirittura potenziando l'attività, accrescendo il valore della produzione del 32,4% e incrementando l'occupazione". Un settore sano e in crescita ma che necessita di una riforma. L'impresa sociale, si legge nel rapporto "è al centro di un importante progetto di riforma normativa.

Dopo anni di assenza il legislatore torna a giocare un ruolo cruciale per rilanciare le imprese che producono beni e servizi..Il rapporto Iris Network propone dati e analisi utili ad alimentare il processo di policy making.Approfondisce le caratteristiche delle imprese sociali che operano di fatto con questa veste – le cooperative sociali – e che si trovano ad affrontare un’importantefase di cambiamento interno e del loro ambiente di riferimento. Analizza poi i principali bacini di imprenditoria sociale che la norma non ha saputo finoraadeguatamente “sfruttare”.

Organizzazioni – soprattutto nonprofit, ma non solo – che grazie ad una nuova agenda di politiche e a risorse finanziarie dedicate potrebbero emergere, arricchendo l’ecosistema dell’impresa sociale italiana come punto di riferimento a livello europeo".

Sandrino F.sco Ratta