Nel 2015 sul lavoro meno infortuni ma più morti

A denunciarlo è l'Associazione Nazionale fra Lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro che partendo dagli Open Data rilasciati da Inail denuncia la forte preoccupazione per la crescita del numero dei morti sul lavoro nel corso del 2015

LECCE - 24mila infortuni sul lavoro in meno e 161 denunce di infortunio mortale in più rispetto al 2014: a dirlo l'Associazione Nazionale fra i Lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro, Anmil, dopo attenta analisi dei dati rilasciati da Inail nella sezione Open Data riguardo ad infortuni e mortalità sul lavoro nel periodo compreso fra il 1 gennaio e il 30 novembre 2015.

Dalla pubblicazione statistica si rinviene un calo del 4% degli infortuni avvenuti sul posto di lavoro, pari a circa 24.000 unità: un dato che sa da un lato appare consistente, dall'altro sembra abbastanza inferiore rispetto a quello degli anni precedenti. Infatti, nel 2014 e nello stesso periodo di riferimento, gli infortuni sul lavoro sono stati 606.500 circa contro un numero pari a 585.500 nel 2015.  La preoccupazione di Anmil sta nella frenata della percentuale del calo: negli anni precedenti al 2014, il numero di infortuni rilevato ha avuto una decrescita abbastanza importante, pertanto la percentuale del -4% appare irrisoria.

A preoccupare maggiormente è l'innalzamento del 17,5% delle denunce sugli infortuni mortali: se nel 2014 gli incidenti mortali sul posto di lavoro sono stati 919, nel 2015 sono saliti a 1080, con una crescita di 161 unità. A crescere anche le denunce di malattie professionali: 52.892 fra gennaio e novembre 2014 contro le 54.372 per lo stesso periodo nel 2015.

Rispetto al passato, quindi, sebbene la denuncia di malattie professionali resta in crescita del 2,8%, subisce un rallentamento. Ad aumentare in maniera sostanziosa sono le patologie muscolo-scheletriche che sono cresciute del 5,7% rispetto al 2014; se questo genere di patologie sono in aumento, quelle di tipo tradizionale, restano stabili o hanno diminuzioni contenute.

Anmil ha voluto mettere in relazione questi dati con il contesto socioeconomico in cui hanno avuto luogo, ma non potendo affermare con certezza una relazione fra incremento della produzione e delle ore di lavoro da un lato e diminuzione degli infortuni e crescita della mortalità sul lavoro dall'altro, ha preferito sottolineare come essi, possano certamente trovare un riscontro con l'aumento dei ritmi lavorativi spesso sopportati da personale inesperto ed assunto a tempo. Guardando agli spazi di lavoro in quest'ottica è certamente spiegabile meglio come gli standard di sicurezza siano messi a rischio per i lavoratori. 

Ad avvalorare l'ipotesi di Anmil basta riprendere per un attimo i dati pubblicati da Inail: i settori più a rischio, ovvero quello dell'industria manifatturiera, delle costruzioni e dei trasporti, da gennaio a novembre 2015 sono stati segnati dai peggiori dati infortunistici, in particolar modo quelli mortali. Nel settore manifatturiero si è registrato un aumento degli incidenti del 14%, nell'ambito delle costruzioni una crescita del 18% ed un +24% in quello dei trasporti.

Nel campo della prevenzione, il 2015 è strettamente legato all'attuazione del Jobs Act, all'introduzione della Commissione consultiva permanente per la salute e la sicurezza sul lavoro, ma anche a tutti quelli strumenti tecnici messi a disposizione dall'Inail al datore del lavoro. Misure molto forti, che incideranno sulla sicurezza e sulla salute dei lavoratori, sono anche gli obblighi formativi in materia di sicurezza per il datore di lavoro e l'istituzione dell'Ispettorato Nazionale del Lavoro, che certamente possono costituire un'ottima base di partenza che si dirà però completa solo quando verrà attuato il Testo Unico in materia di sicurezza e salute sui luoghi di lavoro, il quale per ora resta ancora solo su carta.

Miriam Ratta