“La questione Xylella sta assumendo connotati grotteschi, purtroppo a pagarne le conseguenze sono i nostri agricoltori. Perfino chi proponeva il ricorso a varietà brevettate, come la Favolosa, oggi si accorge del rischio più che concreto di speculazioni che possono nascere dalla sua vendita."
BARI - “La questione Xylella sta assumendo connotati grotteschi, purtroppo a pagarne le conseguenze sono i nostri agricoltori. Perfino chi proponeva il ricorso a varietà brevettate, come la Favolosa, oggi si accorge del rischio più che concreto di speculazioni che possono nascere dalla sua vendita. Un pericolo sul quale, anche nelle sedi istituzionali e ancor prima che si parlasse di cultivar tolleranti, avevo messo in guardia”.
Con queste parole Cristian Casili, consigliere regionale del Movimento Cinque Stelle e vicepresidente della V commissione, interviene sui rincari che stanno avvenendo sulle cultivar di olivo considerate tolleranti al batterio Xylella.
“Ancora oggi - prosegue Casili - è necessario studiare con attenzione il germoplasma locale e quelle varietà che possono essere potenzialmente resistenti ai disseccamenti. Purtroppo, infatti, anche la varietà "FS-17"o "Favolosa" richiede condizioni colturali che non possono essere garantite dalla maggior parte dei nostri terreni, spesso privi di fonte irrigua necessaria per spingere questo tipo di olivicoltura industriale. Quindi il rischio è che solo le aziende maggiormente strutturate, quelle con una dimensione economica più importante per intenderci, potrebbero beneficiare della coltivazione di questa varietà, mentre i piccoli produttori, che detengono oltre il 60% dell'intera superficie olivicola, sarebbero tagliati fuori. In buona sostanza alcune associazioni di categoria rischiano di dare il colpo mortale al nostro paesaggio olivicolo e ai piccoli produttori. Poco si sta facendo per salvare quelle aree ancora indenni. Non c'è alcuna volontà di mettere in atto quelle misure tanto invocate e poco si sta facendo per aiutare la ricerca a contenere i danni di questa importante fitopatia.
Sarebbe più opportuno, sostenere tutte le università pugliesi e i nostri ricercatori al fine di garantire una ricerca a 360 gradi alla quale fino ad ora non è stato dato sufficiente spazio, è sbagliato dunque pensare esclusivamente all'abbattimento degli ulivi tradizionali per reimpiantarne altri. L'innesto, come più di qualcuno aveva paventato, in più casi si sta rivelando inefficace e molte aziende hanno sostenuto costi importanti senza ottenerne i dovuti benefici. Come ho denunciato più volte, le buone pratiche agricole, previste dalla Regione, non vengono attuate perché non c’è reddito e a poco servirà vessare i piccoli produttori con multe salate, o minacciare i Comuni che non hanno la forza economica di intervenire sul proprio territorio.Sui giornali si assiste a proclami che poi non trovano riscontro nella realtà, come l’imminente sblocco del divieto di reimpianto, da settimane annunciato da Governo regionale e associazioni di categoria.
Intanto - conclude - sta passando anche questa annata con i disseccamenti che avanzano senza che nessuno faccia nulla per abbassare la recrudescenza di una fitopatia che ormai tiene sotto scacco un intero territorio. I responsabili non sono certo gli ambientalisti ma coloro che hanno potere decisionale e che per anni hanno mosso i fili di un’olivicoltura che hanno mandato in rovina.”